lunedì 16 marzo 2020

La strada (Cormac Mc Carthy) recLauAlb


Salotto in Biblioteca del 29/01/2015

«La Strada» di Cormac Mc Carthy


Commento di Laura Albino


È un libro che ad una prima lettura crea una certa inquietudine per via della descrizione minuziosa di una grande catastrofe ambientale e per la condizione di solitudine di un padre e un figlio, unici superstiti, che si aggirano su di un territorio ridotto in cenere. Essi, privi di ogni bene di sostentamento, vanno alla ricerca estenuante di indumenti e cibo
indispensabili per la loro sopravvivenza; come beni personali posseggono un libro ed un telo di plastica che in più situazioni fungerà da tenda per ripararsi dalle intemperie; il tutto è contenuto in un carrello che alla fine del racconto risulterà essere più pesante perchè
caricato sempre più da oggetti insignificanti durante il loro peregrinare. Il racconto, povero di contenuti, si presenta ricco di simboli tutti da decodificare, molti i simboli ricorrenti nel libro dell'Apocalisse: la bestia, il libro, il figlio della donna, il mare, il vento, l'arco, il
cavallo, i quattro punti cardinali, il bianco, il nero, il rosso scarlatto, i numeri; tutti di non facile comprensione e che stimolano il lettore ad andare oltre la comprensione immediata.
Il racconto in sé, animato dalla presenza di due personaggi senza nome, senza identità, si presenta banale, perchè molto ripetitivo non solo nelle azioni che il padre e il figlio compiono durante il loro cammino, ma anche nella descrizione dell'unico ambiente devastato: la terra.
Anche l'interazione verbale tra i due personaggi consta di brevissimi dialoghi che secondo la struttura grammaticale sembrerebbero diretti ma che non sono introdotti né da virgolette, né da trattini e puntini. All'inizio di ogni frase non viene menzionato l'interlocutore, e così il lettore deve assumersi l'incarico di affidare le parti ad ognuno di essi, parti però, che se vengono attribuite sia al padre che al figlio, non vanno a cambiare il significato in quanto sembrano essere proprie sia dell'uno che dell'altro. In tal modo il lettore rimane sconcertato, quasi in una sorta di disorientamento che lo stimola ad una più attenta riflessione e così in quel nulla apparente di contenuti, di ambienti, di
parole, di silenzi, si comincia a rilevare e delineare qualcosa di sfuggente, di inafferrabile,
di misterioso, qualcosa che forse rivela la presenza del Divino; in quel niente si incomincia
ad intravedere il Tutto.
Quel padre e quel figlio, cedono il posto ad un nuovo Padre e ad un nuovo Figlio che,
ancora oggi, all'inizio del terzo millennio, sono in continua e costante discesa verso la terra
perchè non hanno ancora realizzato il loro progetto: quello della riconciliazione con il
mondo; la loro finalità è quella di andare incontro agli uomini per la loro salvezza. Penso
che se al loro seguito avessero un contachilometri risulterebbero nei nostri giorni ai limiti
della classifica dei più insuperabili e instancabili camminatori, perchè in questo andare, sia
pure duro e arduo, non si arrendono mai, entrambi sono consapevoli della loro missione;
così l'uno diventa la forza dell'altro. Il Figlio risulta essere speranza ed unico appiglio per
il Padre, il Padre, presenza inarrendevole e costante per il Figlio tanto che per la loro
inscindibilità si presentano a noi come l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e la
fine, Dio e Cristo. Due Esseri quindi inseparabili (il Figlio stà al Padre come il Padre stà al
Figlio) che vagando in uno spazio senza tempo e impegnati in un cammino estenuante su
un territorio ormai devastato dalle malvagità e da tutti i mali che l'uomo produce,
mantengono sempre viva la loro presenza con la fiamma del fuoco sempre accesa; la
fiamma dell'amore, quella del Padre e quella del Figlio con la luce della verità: Fuoco e
luce che però gli occhi dei malvagi non sanno riconoscere, anzi scagliano lance facendo
versare sangue a quel Cristo che non risponde con la stessa arma ma con quella unica arma
che possiede: quella dell'amore capace di vincere ogni male.
La stessa arma che ha saputo usare la Madre di quel Figlio nel momento in cui Lo ha dato alla luce perchè pienamente consapevole che lo avrebbe offerto all'umanità per redimerla da ogni peccato. E così in questo estenuante cammino il Figlio rivolge al Padre sempre la stessa domanda: «ma
esistono le persone buone? Dove sono? Le incontreremo mai?»
Il Padre paziente, perseverante ed instancabile Gli risponde con un “forse”. Ma noi ce lo chiediamo se un giorno incontreremo il Cristo sulla nostra strada? Siamo distratti dai nostri impegni, dai
trastulli, preferiamo essere coinvolti dagli interessi terreni perdendo di vista la meravigliosa strada che ci conduce al Cristo, ma questo forse, come dice il Padre al Figlio è dovuto alla mancata conoscenza del Libro del Bambino, nessuno mai ha letto quella narrazione eccellente che racconta la Storia di tutte le storie che potrebbe risvegliare e aiutare l'umanità a costruire una nuova storia, una nuova letteratura per l'uomo. «Nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire e di guardare quel libro ed io piangevo molto»
Queste sono le brevi parole che il Padre rivolge al Figlio e che si trovano nel testo «LA STRADA», parole che ci illuminano, ci fanno riflettere e ci dicono che se leggessimo quel Libro saremmo pieni di scienza benedetta e troveremmo in Esso ogni dottrina necessaria per conoscere la strada maestra: la strada della verità. La mancata conoscenza del testo Biblico ci induce a costruire un mondo arido, bruciato, senza vita, senza cuore, un mondo di anime morte perchè manca loro la luce della vera conoscenza.
Abbiamo costruito un mondo fatto di strade che non conoscono i propri fratelli, i propri simili, un vasto territorio dove non esiste amore, solidarietà, siamo uomini imbrigliati nella malvagità nell'indifferenza verso tutti, conosciamo e pratichiamo violenza, delitti, stupri, guerre, siamo anelli di una catena che produce soltanto male e sofferenza, questo viene evidenziato dallo scrittore nella descrizione ripetitiva dei luoghi arsi, luoghi costruiti da una umanità che nel corso della propria esistenza non è mai cambiata perchè non si è mai convertita al bene. L'apocalisse è già avvenuta, la viviamo nei nostri giorni, l'abbiamo voluta grazie al nostro pensare, al nostro operare, abbiamo voluto sfidare l'onnipotenza di Dio, la Sua Onniscenza, ma quelle due identità quel Padre e quel Figlio continuano a cercarci, sovente il loro sguardo è fisso su quel retrovisore del loro carrello nella speranza di vedere qualcuno che li segua , qualcuno che abbandonando quel territorio grigio,
bruciato, fatto di orpelli prenda la propria croce per seguire una nuova strada, quella che crea un mondo fatto di luce, di buone speranze, quella strada che si dirige verso oriente dove sorge il grande fuoco, la grande luce:
«IO SONO LA VIA, LA VERITA', LA VITA, CHI MI AMA PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA».

La STRADA di Cormac Mc Carthy è una strada molto ardua, ma reca con sé il grande fuoco.



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