martedì 22 dicembre 2020

Invito I classici e noi - 28/12/2020

I classici e noi

… Il suo pettine, i suoi guanti, i suoi anelli erano per lui oggetti particolari,

importanti come opere d’arte, animati quasi come persone;

tutti conquistavano il suo cuore e aumentavano la sua passione.


(Gustave Flaubert, L’educazione sentimentale)



lunedì 28 dicembre 2020

In videoconferenza sulla piattaforma Google Meet

Ore 19.00

 

I baldi frequentanti del Salotto in… Biblioteca

invocano

Gustave Flaubert

e lo ringraziano per il dono del libro

L’educazione sentimentale 


Programma della serata

19.00: Breve saluto introduttivo del capobanda

19.15: Bruno Nasuti ci racconta qualcosa (d’importante) su “L’educazione sentimentale” di Gustave Flaubert.

19.50: I sopravvissuti dicono brevemente la loro su Flaubert e spiegano, in definitiva, se il dono ricevuto (L’educazione sentimentale) è stato gradito o no…

21.15: Disvelamento del classico d’accompagnamento per l’anno 2021

21.50: Scambio di auguri natalizi e di altro genere (non si mangia e non si beve, per lo meno in presenza…)

> Tutto è finito. E tutto ricomincia… 

Fate i bravi, rispettate il programma…

I classici e noi è un’iniziativa di Biblioteca Leronni

e nasce da un’idea di Giacomo Leronni


Noi siamo a favore delle comunità: la partecipazione, dunque, è libera

martedì 1 dicembre 2020

Il racconto dell'ancella (Margaret Atwood) recLauAlb

 

 


Salotto in Biblioteca del 26/11/2020

«Il racconto dell'ancella» di Margaret Atwood



Commento di Laura Albino

La Atwood, con il suo romanzo: Il racconto dell'ancella, ci dona un'opera di grande profezia, attraverso la sua scrittura si fa interprete di una visione futuristica catastrofica che potrebbe incombere nel prossimo futuro sul genere umano, una minaccia che dovrebbe penalizzare le donne per il loro mancato ruolo, che nel corso degli anni, hanno sempre più trascurato e sottovalutato: quello di unirsi in matrimonio, procreare, allevare ed educare i propri figli, tutti riti ed azioni che nel passato davano senso e valore alla loro vita. Le donne, da sempre, sono state considerate angelo della casa e calore del focolare domestico, dal momento in cui sono state riconosciute loro, capacità forse superiori a quelle degli uomini, hanno assunto ruoli ed incarichi che hanno affermato sempre più la loro personalità, escludendo del tutto dalla loro vita la presenza maschile e sottraendosi così all'esclusivo ruolo di moglie e di madre. Da essere genitrici di una lunga schiera di figli e occuparsi della loro educazione e formazione, con l'evolversi dei tempi, hanno preferito pianificare il futuro della propria vita mirando al raggiungimento di obiettivi ben diversi da quelli ai quali erano state destinate. E così, per lunghi anni hanno disdegnato il matrimonio e la procreazione, giustificando tale rinuncia: le nascite di bambini deformi in seguito all'ambiente colmo di radioattività, la diffusione delle malattie infettive, l'Aids, le epidemie, il Covid 19, il tutto sostenuto e favorito dalle nuove leggi che autorizzano i contraccettivi e l'aborto, ma soprattutto tra queste giustificazioni emerge una verità, la grande voglia della piena libertà e il volersi affermare nell'ambito lavorativo. Ogni donna ha così raggiunto ogni tipo di indipendenza agendo secondo il proprio piacimento: libertà di studiare, di lavorare, di fumare, di svagarsi, di viaggiare pur di non assolvere ai doveri di donna e di madre. Hanno cominciato a far sentire la loro voce e ad avere una posizione del tutto autonoma fino ad assumere ruoli lavorativi prettamente riservati al mondo maschile.
Donne quindi che non hanno saputo accettare e vedere nel matrimonio, nella maternità un dono capace di intrecciare un colloquio d'amore con il proprio uomo e la propria creatura, facendo così venir meno l'espressione più sublime dell'amore tra una coppia nuziale benedetta dal Signore. Con l'evolversi del tempo però, sono venute meno anche alla custodia dei propri sensi, si sono lasciate trasportare con leggerezza verso tutti i richiami e le attrazioni del mondo fatti di rumori, immagini e falsi dei e dove tutto è orientato solo ed esclusivamente al godimento dei sensi, lo hanno praticato senza alcun turbamento o pentimento, questo perchè non hanno mai conosciuto quelle virtù che conducono al timore e all'amore di Dio. Quindi non si sono andate più affermando le donne considerate angeli della casa e calore del focolare domestico, ma solo donne prive di ogni virtù, incapaci di moderare e di contenere il desiderio disordinato e spasmodico del godimento dei sensi, entro i limiti assegnati dalla ragione o dalla fede, hanno praticato solo atti passionali smodati che non si armonizzano con quelli del cuore.
Nel corso degli anni si sono esposte più del dovuto, hanno osato più di quanto era stato loro concesso, con quel loro ardire hanno compromesso e disdegnato anche i dettami del Vangelo a cominciare dai versetti della Genesi 2,7-18-21.22-23-24 che ci dicono che Eva non fu creata dai piedi dell'uomo per essere sottomessa, bensì formata dalla costola di Adamo per poterlo affiancare e sostenere, non hanno quindi saputo mettere in atto quel giusto equilibrio che regola il vissuto tra un uomo ed una donna attraverso l'espletamento del proprio ruolo e delle proprie competenze.
Come mai una scrittrice come la Atwood, fautrice di un movimento femminista a sostegno della libertà della donna, ad un certo punto della sua esistenza decide di scrivere un romanzo dove distopicamente la colloca in una condizione di vita del tutto oppressiva e sottomessa al potere dell'uomo? Con il suo scritto, «Il racconto dell'ancella», è come se volesse fare un passo indietro rispetto alle sue idee politiche e sociali che l'avevano sempre vista attivista e promotrice nel voler vedere la donna in una posizione del tutto autonoma ed indipendente, è come se avesse preso consapevolezza che quella società di cui era stata sostenitrice, ora risultasse essere tutta in negativo per le eccessive e smodate libertà di scelta che andavano sempre più degenerando e che stavano conducendo ad una morte lenta e graduale l'immagine di una donna che non conosceva limiti. Anche perchè, il suo venir meno al ruolo sublime di moglie, di compagna di vita indissolubile, ha causato conseguentemente il crollo del tasso delle natività, un vero e proprio allarme sociale, finanziario ed economico di cui la Atwood, attraverso la sua fantasia e genialità trova ipotesi e previsioni per la sua soluzione all'interno di una Repubblica, quella di Gilead, un regime militarizzato e totalitario, che viene a costituirsi in seguito all'uccisione del Presidente, uno stato militarizzato che va a porre il suo dominio proprio sulle donne per risolvere il problema delle mancate nascite, in una forma a dir poco tragica.
All'interno del quartiere militare vengono rinchiuse giovani donne con la finalità di soddisfare le richieste di coloro che stanno al potere e consentire il proliferare della prole. «Il Centro Rosso», una grande casa un tempo abitata da signori e che aveva visto grandi sfarzi, ora, del tutto disadorna, si è trasformata in un alloggio che rinchiude quelle ombre, giovani donne che da un momento all'altro della loro esistenza, si sono ritrovate private da ogni cosa, inaspettatamente è stato sottratto loro ogni bene materiale, sono state allontanate dalle proprie famiglie, dai posti di lavoro e catapultate in una realtà claustrofobica, sono state recluse in un luogo punitivo dove vengono sorvegliate all'esterno da guardie e all'interno dalle vigilanti fornite di pungoli, pronte a colpire per qualsiasi piccola trasgressione e a ferirle psicologicamente per tutti i loro mancati doveri, in questa condizione di totali ristrettezze e limiti, ora quelle ombre vivono una vita fatta di silenzi, di sotterfugi, di punizioni e fustigazioni, la loro identità è stata sottratta, il nome sepolto ed etichettate con abiti minimali, simili nella foggia, ma di colore diverso che le contraddistinguono nei loro ruoli, alcune di esse vengono usate come macchine che devono produrre figli per le mogli sterili dei loro capi-padroni, hanno il ruolo di incrementare le nascite, questa nuova condizione è scesa su di loro come una vera maledizione, quel rosso che le investe dal collo fino ai piedi, un colore che dovrebbe simboleggiare l'amore, per loro assume un significato ben diverso, quello di donna sottomessa alla violenza, al tormento. Il momento della copulazione non è altro se non un rito, non più un atto d'amore di una donna che si dona al suo amato, ma un calice sacrificale, pronto ad accogliere il frutto proibito con l'attesa, l'ansia e l'ardore che quel momento indesiderato finisse quanto prima, un quadretto che fa tornare alla mente una canzone di Celentano, «Storia D'amore«, “coi tuoi soldi hai comprato il suo corpo non certo il suo cuor”. Donne che con il loro sangue devono soddisfare e colmare l'infertilità di donne agghindate, ingioiellate ed incipriate senza nulla avere in cambio della loro creatura. Un misero alloggio, un vitto frugale per la sussistenza, e tanta invidia da parte di quelle mogli infeconde, statuarie che sanno soltanto accogliere nelle loro braccia un bambino come fosse una loro creatura, un atto di possesso immeritato, ma per loro ogni cosa è dovuta perchè devono sempre e comunque possedere tutto, devono riscattarsi per le personali inadempienze, devono omaggiare e portare avanti il nome alto locato del proprio consorte, un fetido inseminatore, accogliendo tra le braccia una creatura che non conoscerà mai il dolore della propria madre e tutto il sangue versato per lei.
Per quelle ancelle, abbandonare il proprio figlio, non è altro se non il compimento di una vera vendetta e maledizione caduta su di loro facendole scontare tutta la gravità delle omissioni di ogni donna. La sua figura, considerata un tempio ora viene profanato e sottomesso a dei bastardi, pertanto tra i loro capelli, non più perle da sfoggiare, ma cuffie simili ad ali di colombe per coprire le loro malefatte. Per l'ancella Offred, la protagonista della narrazione, così chiamata perchè è diventata la donna di Fred (Of-Fred), il tempo che scorre ha acquisito tutt'altro valore, va in cerca di un profondo spirito di fede che l'aiuti a riconoscere in ogni situazione un messaggio, un perchè di quel vivere ingrato colmo di privazioni e di infinite difficoltà che richiedono esercizi di remissione di pazienza e di tanta speranza, il suo presente non trova alcun collegamento o continuità con il tempo passato a cui la sua mente fa continui richiami, ma che purtroppo è rimasto solo un sogno. Deve dimenticare il proprio vissuto per piegarsi alle incessanti richieste del suo comandante e umiliandosi nell'atto di quei doveri tanto difficili e penosi. Il racconto in tutta la sua drammaticità sembra essere non solo una predizione del futuro ma soprattutto un avvertimento alle nuove generazioni donne che non solo procedono in questa nostra società senza regole, ma che vanno sempre più profanando e disdegnando la loro femminilità.
Il racconto dell'ancella, una narrazione distopica, che riferisce al lettore crude esperienze immaginate ma che le stesse lo inducono ad una duplice riflessione, una che da un momento all'altro della nostra esistenza le cose cambiano indipendentemente dalla nostra volontà, la seconda di come il più delle volte accade che fatti, situazioni, mondi immaginati, possano trasformarsi in realtà. A conferma di ciò, mi piace fare riferimento a due grandi films distopici visionati qualche anno fa: «Virus letale» del 1995 di Wolfgang Peterson e «Contagion» del 2011 di Steven Soderbergh, che ci raccontano di una pandemia dovuta ad un virus letale che si diffonde con il solo contatto, un caso difficile da risolvere e che colpisce, in un momento del tutto inaspettato, intere popolazioni. E allora, cosa è accaduto a distanza di qualche anno da quelle produzioni cinematografiche all'intera umanità? È arrivato il Covid 19, un vero bliz che nelle vesti di un grande dittatore mondiale invisibile, ha sottomesso l'intera umanità sottraendola ad ogni forma di libertà e manifestazioni di sentimenti di amore verso il proprio fratello, il proprio padre, il proprio figlio.
Un macabro cecchino che nascondendosi in ogni angolo e non visto è pronto a colpire chiunque lo sfiori, ha sottratto ogni essere umano dal proprio vivere facendolo cadere nella precarietà, in una condizione di paure, di angosce, di incertezze e di grande impotenza, in un buio profondo che lo avvolge e che non gli lascia intravedere nessuno spiraglio di luce all'orizzonte. L'ignoto, quel grande nemico invisibile si è presentato al nostro cospetto per sfidarci, per affrontare una volta per tutte quell'uomo che non si accontenta di vivere secondo i dettami di madre natura, ma che si pone continuamente al di sopra di essa e dell'Onniscente.

“Non ti convinci che il cielo sta crollando, finchè non te ne cada un pezzo addosso” (M. Atwood)