lunedì 28 settembre 2020

Il giuoco delle perle di vetro (Herman Hesse) recLauAlb

 


Salotto in Biblioteca del 24/09/2020

«Il giuoco delle perle di vetro» di Herman Hesse






Commento di Laura Albino

Hesse, in un suo libro dal titolo «Sotto la ruota», denuncia e smaschera l'inadeguatezza e la disumanità dell'istituzione scolastica perchè, secondo lui, essa fonda i suoi principi esclusivamente sulla selettività delle prestazione personali dell'allievo e non sulla basilare esigenza di formare individui creativi e capaci di esternare tutta la ricchezza interiore, scongiurando in tal modo la ripetitività delle consuetudini e dello scontato, pur non esulandosi dalla realtà. Tali  principi di base li ritroviamo anche in forma molto più particolareggiata ed ampliata nel suo ultimo libro “Il giuco delle perle di vetro”, un vero saggio, un manuale di didattica scritto in forma romanzata, molto illuminante  che riserva per la sua copiosità insegnamenti e metodologie didattiche di alto valore professionale, che solo gli addetti a tali funzioni possono cogliere, anche se nulla viene impartito esplicitamente, anzi è come se nascondesse un segreto che ogni docente deve essere in grado di riconoscere e recepire nella misura della propria personale formazione. Comunque il libro si presterebbe anche ad ulteriori chiavi di lettura, potrebbe considerarsi autobiografico, oppure altamente allegorico se interpretato come conoscenza di un particolare periodo storico che ha caratterizzato i primi anni del novecento, anni che videro da parte di una  grande potenza, la Germania, affermare la propria superiorità su ogni altra nazione sulla base delle caratteristiche fisiche del popolo, una vera casta a cui si vantava di appartenere esulandosi così dal resto dell'umanità.

Alla luce del suo pensare sulle modalità di fare scuola il narratore ci racconta di una istituzione scolastica ideale: la Castalia, un ordine di scuola utopistico che avrebbe quasi come modello «La Repubblica» di Platone e la «Città del Sole» di Tommaso Campanella: essa mira alla esclusiva formazione di grandi intellettuali. Secondo Hesse però l'intellettualismo in un individuo non è sufficiente ai fini di una formazione identitaria, perchè essa assume la sua valenza non solo quando vengono evidenziati i talenti, l'eccezionalità, le origini della sua natura, ma anche quando emergono la libertà di pensiero, la vocazione, la passione, la fantasia, la determinazione, la dedizione, il coraggio, il dubbio, il saper osare, tutti requisiti che nel loro equilibrio rendono un uomo vero, saggio e competente. È nella sua Castalia, una provincia prettamente pedagogica, che Josef, il protagonista delle vicende, sperimenta il suo percorso formativo, un vero processo di iniziazione, che vede il suo avvio in  una realtà senza tempo, un luogo inespugnabile dove lo scibile fa da padrone e dove la vera pedagogia trova terreno fertile all'interno della filosofia, della matematica, dell'astronomia e della musica, in quanto essa rappresenta nella sua organicità l'ordine, la misura il tempo.

La Castalia, quindi, un vero modello di scuola che pratica e custodisce anche la più prestigiosa metodologia: quella del gioco delle perle, dove ogni materia, ogni sapere, ogni pensiero, ogni dato, ogni teorema, vengono combinati,  maneggiati e diretti da docenti specialisti e virtuosi, per farne di essi fonte e mezzi di ricerca da cui ogni mente, ogni allievo può attingere per manipolarli, amalgamarli, ampliarli e modificarli secondo la nuova e personale mentalità e poi poterli consegnare ai posteri come patrimonio dello scibile ampliato, perfezionato ed impreziosito. L'allievo e il docente, pur essendo due figure contrapposte operano quindi in perfetta sintonia nella ricerca e nella costruzione dei saperi, una metodologia molto efficace capace di  risvegliare nei giovani l'entusiasmo e la vocazione allo studio. Infatti  in questo ordine di scuola vige quella forma di insegnamento che esclude il principio delle differenze tra i cosiddetti talentuosi e i meno capaci escludendo così la loro conseguente e disumana selezione, essa mira all'esclusivo insegnamento di ricerca, prefiggendosi come obiettivo primario quello di formare persone  motivate per poter raggiungere vette sempre più elevate. Il gioco di cui tanto si parla nel libro,  richiede l'intero coinvolgimento tra maestro, allievo e saperi. Essi entrano in gioco in ogni regola che trova piena applicazione ed efficacia nella condivisione e accettazione di ogni pensiero per poter trovare quell'equilibrio simile alle perle di vetro che, per la loro sfericità e capacità di movimento, di trasformazione, di duttilità e trasparenza, sono in grado di creare tra di loro quell'armonia che riesce a mettere insieme tesi ed antitesi, vero, falso, vecchio e nuovo. Il gioco delle perle è quindi visto come un'arte capace di combinare simultaneamente, più saperi, più perle colorate per farne di essi una polifonia quell'arte che solo la musica è in grado di fare, quel gioco che non crea mondi separati ma integrati ognuno con la propria unicità nella complementarietà e che dà valore al singolo. Ognuno fa parte di un intreccio, di una intesa, di una coesistenza, come se l'uno non potrebbe sussistere senza l'altro, dove ognuno trova il giusto equilibrio all'interno del quale inizio e fine fanno parte dello stesso gioco.

In questo ordine di scuola Josef ha sperimentato questa realtà diventando il più bravo ludi magister ma, pur amando la sua Castalia, non condivide il suo totale isolamento dal mondo circostante, essa è un ordine a se stante blindato in una realtà erudita sempre pronta a difendere la sua posizione di élite composta esclusivamente da uomini intrisi di ogni sapere, che si fregiano di possedere, ma il tutto rimane finalizzano esclusivamente al pieno godimento di sé. Per questi motivi Josef, ad un certo punto avvertendo la sua appartenenza a tale casta e, sentitosi in piena incompletezza, entra in conflitto  con se stesso perchè è pienamente consapevole che la formazione dell'essere non si esaurisce nel campo intellettuale e in quello della ricerca di ogni sapere. Josef è di una natura completamente diversa, quel mondo erudito comincia a soffocarlo, la Castalia è una realtà che rinchiusasi nel suo scrigno, nel proprio habitat rifugge dal mondo per poter vivere esclusivamente in piena sicurezza e serenità, troppo si è eretta su di un piedistallo considerandosi per i suoi saperi ed il suo status al disopra di tutto e di tutti, tanto da porsi come forma di potere assoluto per sottomettere i più deboli e i più ignoranti. La Castalia gli si presenta come uno spazio limitato che non ha più nulla da offrirgli perchè costituito sì da menti eccelse, ma non da uomini umani, perchè incapaci di includere le  esperienze del mondo esterno. Per Josef l'uomo intellettuale, il cosiddetto uomo di cultura dovrebbe saper stare nel mondo per poter apportare i suoi benefici agli altri, deve essere cosciente del suo ruolo per potersi assumere anche delle responsabilità. Josef possiede delle naturali propensioni verso l'umanità, grande è la sua brama di voler trovare un linguaggio comune, un terzo codice capace di mettere insieme ogni idea, ogni pensiero acquisito per poterlo condividere con il grande mondo che ha conosciuto attraverso il suo amico Plinio. Josef  protende alla costruzione di un grande mondo capace di unire il suo piccolo mondo ad una realtà portatrice di una grande cultura, quella che conserva le proprie origini, i propri costumi, i propri valori tradizionali, che pur lottando tra felicità e tristezza, tra ebbrezza e noia, è capace di sprigionare quelle grandi forze vitali fatte di amicizie, di svaghi, di affetti familiari, di sentimenti e di infinite esperienze di vita che ben si allontanano da quelle ritenute perfette. Josef intende  armonizzarsi con tutto se stesso, con la sua anima, vuole raggiungere quelle sfere più elevate laddove governano il sacro ed il divino, e per poterlo fare deve osare, deve giocare con le perle di vetro più preziose, quelle che mirano alla perfezione dell'essere e ciò lo farà con la stessa scientificità, con la stessa musica, con la stessa armonia con cui ha manipolato le altre perle di vetro. Deve interpretare la volontà divina nella solitudine, nella meditazione e nella contemplazione, affinchè il suo percorso formativo, partito da un io frammentato possa raggiunge la sua unicità.

Egli mira ad una formazione identitaria simile ad un caleidoscopio all'interno del quale ogni perla diversa per il suo colore, attraverso il loro movimento e le varie combinazioni, giungono ad un insieme unitario, perfetto; il suo animo necessita di agire secondo i dettami del suo cuore, avverte il bisogno di sentirsi utile alla società nel volerla servire. La sua formazione, la sua tendenza attualizzante lo spingono a compiere uno straordinario percorso di umanizzazione: egli intende arrivare al cuore delle persone, per far sì che la sua natura umana non rimanga distinta da quella divina; ora tutte le sue conoscenze deve tradurle in azioni a favore dei più deboli, dei meno capaci, Ed è proprio l'incontro con Tito, un fanciullo escluso dalla scuola, dagli amici e persino dalla sua famiglia, un caso che per tutta la sua tragicità, lo induce a volersi ptrendere cura di lui nella sua totalità: ha compreso il grande dolore e la grande sofferenza che spingono quell'essere ad assumere comportamenti inadeguati ed inaccettabili e quindi lui non solo li giustifica, ma trova la  soluzione adeguata al problema, come un bravo maestro “giardiniere”, si mette al suo servizio realizzando un suo sogno, un obiettivo che avrebbe da sempre voluto perseguire sollecitato proprio in seguito alla lettura di una poesia di Ruckert letta in età giovanile e che gli tornava ripetutamente in mente, in quanto portatrice di tanto amore e umanità.

“I dolci dì vediamo tramutare con piacere, se a noi fan maturare cose più dolci: un bimbo che educhiamo, un libretto che scriviamo.”

Josef, nei suoi confronti, si pone in atteggiamento di ascolto, lo accoglie nella sua totalità entrando in empatia con lui, valorizza ogni sua conoscenza, lo incoraggia, lo aiuta, un  vero soccorritore, comprende le propensioni di Tito verso la natura, pertanto si abbassa ai suoi stessi livelli, si fa piccolo quanto lui, si predispone ai suoi insegnamenti lasciandosi guidare e dirigere dai suoi passi, riponendo in lui una fiducia tale da seguirlo fin su quell'alta salita, su quell'alto monte fino all'estremo delle sue forze per raggiungere come fine ultimo,  quasi in un un abbraccio la salvezza e rinascita di Tito e il suo dolce tramonto. L'unione tra il maestro e l'allievo, tra il grande ed il piccolo, tra l'uomo e la natura, tra la morte e la vita che nella loro unicità si manifestano ancora una volta in tutta la loro maestosità.  

E noi? Dei nostri saperi,  delle nostre conoscenze cosa ne sappiamo fare? Siamo in grado di coniugarli, di armonizzarli al richiamo della nostra anima e rispondere ai bisogni dell'altro? Oppure siamo come mine vaganti che ci scontriamo l'un l'altro e non perle di vetro in grado di combinarsi in un gioco unitario capace di creare armonia? O siamo tutti delle monadi, che continuiamo a vantarci di essere degli intellettuali, gente portatrice di culture diverse, che si auto celebra per la personale posizione sociale perchè magari occupa i gradini più alti della società, ma non è in grado di mettere in pratica  nessuna azione positiva e concreta, derivante dalla  formazione di ognuno? Da un essere di alta formazione i cui privilegi sono superiori a quelli di un povero ignorante, ci si dovrebbe aspettare maggiori propensioni verso i più deboli, i meno capaci i meno fortunati e verso i loro bisogni. Ma, i cosiddetti uomini di cultura, mirano al pieno godimento di sé, all'auto celebrazione al raggiungimento di quel potere che continua a porre la sua attenzione sempre ed esclusivamente verso coloro che stanno più vicini al sole: i più bravi, i più belli, i più danarosi, i più forti. L'uomo di cultura dovrebbe fare la storia, dovrebbe conoscere ogni aspetto di essa perchè lui stesso non solo ne fa parte, ma ne è responsabile; gli manca però il più grande interessamento, quello che riguarda la storia degli uomini, la storia universale, manca loro l'attenzione al resto del mondo. Da sempre, nella storia sociale si tende alla formazione di gruppi di elite, ma come si possono sollecitare questi eruditi a non fossilizzarsi nel proprio habitat e ad aprire gli occhi su altri mondi cercando di integrarli al proprio sapere?

Di certo la metodologia che ci propone Josef non va insegnata, e qui interviene il ruolo dei grandi intellettuali e perchè no, anche dei docente, coloro che si dovrebbero definire i più grandi e superbi giocatori di perle, pertanto il matematico, il filosofo, lo storico non devono soffermarsi con rigore intorno alla loro materia d'insegnamento ma, da bravi giocatori di perle, partendo dal più elevato concetto dell'universalità, devono avere la capacità di combinare e collegare i contenuti di ogni ambito, non solo per non fossilizzarsi in prima persona, ma soprattutto per vivacizzare e valorizzare la propria disciplina L'obiettivo di ogni docente deve essere quello di perfezionare al massimo ogni sapere attraverso il metodo del lavoro di gruppo e della ricerca. Questi giochi richiedono da parte del docente evoluzione e soprattutto cambiamento interiore per poter allontanare da se' quella presunzione o quella smania soggettiva di dare la priorità alla personale formazione disciplinare. Solo l'armonia tra ogni scienza è capace di sottrarre l'uomo da ogni presunzione del proprio sapere, armonia che deve però trovare la sua completezza nella spiritualità. Infatti Josef trova un'abissale differenza nel suo nuovo insegnamento, dopo la sua esperienza nel convento benedettino. La conquista spirituale gli dà una carica maggiore specialmente di fronte a studenti molto giovani e piccoli  perchè vuoti di conoscenze ma sempre più plasmabili ed educabili, perchè insegnamento ed educazione vanno impartiti parallelamente e non  distinti l'uno dall'altra. Anche l'ignoranza che fa parte di ogni essere, ha il suo ruolo rilevante, perchè proprio grazie alla sua presenza, ogni conoscenza diventa più preziosa, più chiara, più illuminante, è proprio in questo incontro di opposti, di indefinito e definito, che si giunge alla vera conoscenza, che consente di entrare nel mondo e quindi appartenere all'universalità.

Molto incisiva la frase riportata nel libro: "Comincia a rivolgere il pensiero al prossimo gioco annuale”, trattasi quindi di un invito ad ogni docente ad attivare la personale creatività nel combinare in un unico gioco le fondamenta della formazione. Un maestro che deve giocare nella totalità, vale a dire nell'insieme delle diversità e differenze, deve  praticamente costruire ogni insegnamento sul concetto di Yin e Yang, le due grandi energie che si completano a vicenda, perchè l'una non potrebbe sussistere senza la presenza dell'altra. Non crediate che con quanto detto tutto il gioco del ludi magister sia stato espletato. “In perpetua metamorfosi ci saluta quaggiù la potenza segreta del canto” Dopo Hesse, tutto sarà  ripensato, rivisto, ricostruito, modificato, lui ha lasciato la sua eredità ai posteri affinchè essi possano scrivere una nuova musica.

Tutti potremmo essere dei giocatori di perle, a noi il compito di trasferire le nostre conoscenze, i nostri saperi e integrarli alle nuove scoperte,  nulla deve passare nel dimenticatoio, il vecchio deve armonizzare con il nuovo,  Docenti di ogni ordine e grado, nessun ambito disciplinare va tralasciato o ritenuto di maggiore o minore importanza, di essi fatene un'armonia. Solo così la terra e il cielo, il bene e il male, la vita e la morte si uniranno e saranno un tutt'uno.  

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giovedì 24 settembre 2020

Salotto in Biblioteca - settembre 2020

 Biblioteca Leronni
La cultura che non c’era

Salotto in… Biblioteca

3° incontro (75°)


Quando  Giovedì 24 settembre 2020
A che ora 20.30 precise
Dove In videoconferenza sulla piattaforma Google Meet
Libro della serata:
Il giuoco delle perle di vetro di Hermann Hesse (Mondadori)

In questo libro, Hermann Hesse scrive:

“Esso era una squisita e simbolica forma di ricerca della perfezione,

una sublime alchimia, un accostamento allo spirito in sé concorde,

al di sopra di ogni visione e pluralità, dunque un accostamento a Dio.”

Tutti possono collegarsi in videoconferenza utilizzando
l’apposito link contenuto nell’email di invito. È bene – ma non
obbligatorio – leggere il libro prima.

Link

Il Salotto in… Biblioteca, ideale proseguimento del Salotto
all’UnoTre, nasce da un’idea di Giacomo Leronni, che lo
conduce.


Coconduttore della serata: Vito Mastrovito

 
In questi anni, al Salotto, abbiamo letto e commentato libri di:

Aleksievič, Amis, Auster, Benni, Berberova, Bernhard, Bolaño, Borges,
Bradbury, Brodskij, Brokken, Cain, Carrère, Cercas, Chiara, Cohen, Corti,
DeLillo, Desai, Dick, Djebar, Doctorow, Echenoz, Gorz, Greer,
Guerri, Gustafsson, Handke, Highsmith, Jelloun, Kadaré, Khadra, Kundera,
Kureishi, Larsson, Lem, Lemaitre, Lewis, Lobo Antunes, Magrelli, Magris,
Mannuzzu, Maraini, Marías, C. McCarthy, McEwan, McGrath,
Mishima, Modiano, Munro, Murakami, Nafisi, Némirovsky, Nooteboom,
Oates, O'Brien, Ortese, Osorio, Oz, Paasilinna, Robinson, Rodoreda, P.
Roth, Serrano, Soriano, Tabucchi, Trevor, Vassalli, Wharton, Wiesel, Winton,
Yehoshua, Živković, Zweig.