domenica 29 marzo 2020

Il colpo di grazia (M. Yourcenar) recSebAdd


Salotto in Biblioteca del 26/03/2020
 (incontro rinviato per l'emergenza coronavirus)
«Il colpo di grazia» di Marguerite Yourcenar

Commento di Sebastiano Addabbo

Italo Calvino, nell’appendice di “Lezioni americane”, ci ricorda della preoccupazione che dovrebbe avere un narratore di allontanare da se la molteplicità delle storie possibili e della necessità di isolare e rendere raccontabile la singola storia sottraendola dalla confusione con altri destini, altre vicissitudini, altri mondi.
Ebbene la Yourcenar nel suo romanzo sembra non tener conto delle considerazione dello scrittore italiano (e non poteva essere diversamente considerato che le indicazioni di Calvino sono state scritte nel 1987, ben cinquant’anni dopo il romanzo della scrittrice francese: ma si sa i Grandi dialogano tra di loro anche a distanza di Secoli).
La Yuorcenar infatti sembra voglia trascinarci in un labirinto d’intreccio narrativo nel quale è il lettore che con costante processo interpretativo deve scindere la storia generale, universale, della guerra civile in Curlandia del 1919 tra Russi bianchi e russi bolscevichi, dalle drammatiche vicissitudini dei personaggi costretti ad interagire con le loro storie personali, i propri sentimenti nel drammatico crogiuolo di morte nel quale sono immersi.
Sono sentimenti (amore,odio,vendette,tradimenti) tutti deformati, ambigui resi dall’Autrice difficilmente riconducibili a categorie ben definite e classiche: Eric von Lhomond è sopraffatto dall’amore per Sophie o invece è dilaniato dalle sue rancorose delusioni ideologiche che lo trascineranno in atti di veemente violenza verso il nemico bolscevico? e Sophie è una “Pasionaria” destinata ad un tragico destino o fragile donna disperata e senza speranze di felicità ? e Conrad de Reval ,fratello di Sophia e amico di Eric, è coinvolto nella tragedia della guerra civile per sincera convinzione ideologica o per seguire un sentimento di ambigua amicizia con Eric?
La Yourcener non ci dà risposte o se le indica dobbiamo scovarle ben nascoste nel flusso magmatico del suo stile di scrittura . Ci apre soltanto a squarci di luce con le sue innumerevoli e sorprendenti metafore ed aforismi quasi a voler indicarci dei moduli interpretativi del suo racconto o dei suoi ambigui e drammatici personaggi per i quali penso possano tutti essere caratterizzati da una drammatica “solitudine da naufraghi” come lo stesso Eric, forse in un estremo gesto d’amore per Sofia, confessa a se stesso : «Sarebbe stato bello ricominciare il mondo con lei, in una solitudine da naufraghi».

venerdì 27 marzo 2020

Il colpo di grazia (M. Yourcenar) recLauAlb


Salotto in Biblioteca del 26/03/2020
 (incontro rinviato per l'emergenza coronavirus)
«Il colpo di grazia» di Marguerite Yourcenar

Commento di Laura Albino

È un romanzo da considerare di grande valore letterario, non solo per la veridicità delle vicende, per il momento storico in cui si svolgono e, per lo sguardo che la scrittrice volge alla psicologia delle relazioni umane, ma soprattutto per la scrittura. Il lettore fin dalle primissime pagine si rende conto di trovarsi difronte ad uno stile nuovo, diverso, inusuale che lo pone ad impegnarsi a superare i primi ostacoli interpretativi, ma nel contempo per la sua bellezza e rarità, lo sollecita ad affrontare ogni sfida per poter giungere a fine lettura. Innanzitutto per poter cogliere appieno le vicende è stato indispensabile fare una ricerca accurata intorno ad una guerra poco  conosciuta che è avvenuta nella regione Baltica subito dopo la prima guerra mondiale, ed è proprio sullo sfondo di questa guerra civile che la scrittrice intesse la trama del suo romanzo, una grande tragedia, una vera storia d'amore, impossibile, che le era stata raccontata da un amico del protagonista della vicenda, a cui la scrittrice dà voce e lo fa parlare di sé nella narrazione.
Il protagonista è Eric, egli racconta un periodo particolare della sua vita, lo fa con molta franchezza, lucidità ed onestà intellettuale, è un giovane ufficiale francese, ma di formazione tedesca, con un carattere molto combattivo. Ha preso parte a diverse azioni di guerra ed ora, giunto in Polonia da ufficiale, deve affrontare le lotte tra tedeschi e bolsceviti per la liberazione della Curlandia, l'attuale Lettonia. È un comandante irrigidito nella sua disciplina, molto intransigente, la sua è una esistenza un po' travagliata per le tragedie a cui ha assistito fin da bambino, ha avuto un padre che aveva dissipato i suoi averi con il gioco e con le donne e una madre che rasentava la follia. 
Adesso, all'età di vent'anni, arrivato a Kratowice dove si è costituito lo stato maggiore dell'armata rossa, deve impegnarsi nel dare il suo supporto ai suoi fratelli d'arma nelle azioni di guerra. L'intera vicenda si svolge in un castello, un luogo fiabesco, abitato dalla contessina Sofia e che ora, adibito a caserma e oltraggiato dalle forze nemiche si è trasformato per la giovane fanciulla in una prigione. In quel luogo di segregazione, Sofia vive attorniata da uomini smaniosi di sesso, che sotto l'effetto dell'alcool le rivolgono parole oscene senza riguardo, usano un linguaggio volgare nei suoi confronti che di certo non si addice ad una nobil donna, che indifesa e atterrita, deve sottrarsi più volte al desiderio di quegli uomini famelici, tanto da patire passivamente anche uno stupro. Due anni di assedio nel suo castello, le hanno sottratto tutta la freschezza e la bellezza del suo volto. Finalmente l'arrivo di suo fratello Corrado e di Eric, un loro vecchio amico d'infanzia, risulta essere per Sofia una vera speranza per essere liberata dai tanti supplizi, ma non immagina minimamente le pene dell'inferno a cui deve andare incontro: troppi libri di favole aveva letto in cui il principe azzurro libera dalla prigione del castello la sua principessina e molti romanzi dai quali aveva imparato che l'amicizia infantile con un amico sfocia sempre nell'innamoramento!!! La sua condizione da segregata, intenerisce Eric per cui le rimane accanto per poterla proteggere, ma quella costante vicinanza fa' alimentare in lei la fiamma dell'amore, un amore però, che non trova risposta, perchè Eric, pur comprendendo ciò che sta accadendo, purtroppo per sua natura non è incline per innamorarsi di una fanciulla, la sua condizione di genere, non gli consente di poter corrispondere ai continui corteggiamenti di Sofia, lo sconcertano, non fa altro che evitarla e respingerla fino a sottrarsi a lei con crudeltà. «Perchè le donne vanno proprio ad invaghirsi degli uomini che non sono loro destinati, costringendoli così a scegliere tra lo snaturarsi e il detestarle?».
Il respingimento da parte di Eric, la induce a donarsi a uomini che non ama, i suoi atti sono finalizzati ad attirare su di sé le attenzioni del suo amato e così Sofia non rimane altro che una povera fanciulla che sfocia piano piano in una lenta agonia, in quella morte interiore che aveva sperimentato anche l'autrice nel momento in cui anche lei aveva instaurato un rapporto con un giovane omosessuale. Povera Sofia, nella sua ingenuità non ha mai sospettato minimamente quali potessero essere le vere tendenze di Eric verso gli esseri umani, ignora che
la grande amicizia instauratasi fin da piccolo tra Eric e Corrado, aveva fatto sì che da adulti l'uno non potesse vivere senza la presenza dell'altro. L'unica persona con cui Eric si ritrova in perfetta armonia non è Sofia, bensì suo fratello Corrado. Eric non intende disdegnare la sua vera natura perchè la sua amicizia stretta ed ardente con Corrado, gli aveva fatto sperimentare la felicità, quella autentica e non divenendo così l'uomo giusto per Sofia: il loro rapporto risulta essere più vero e più consistente di quello amoroso, quell'amicizia per i due è certezza, tanto da muoversi insieme accondiscendendo l'uno alle scelte dell'altro. Corrado tra l'altro, non si accorge o ignora la passione di sua sorella nei confronti di Eric, ma anche se se ne fosse avveduto, non avrebbe mai temuto che quei sentimenti amorosi fossero riservati esclusivamente a lui, e così vive i suoi giorni in tutta tranquillità. Certo per Eric Sofia sarebbe stata una buona occasione d'incontro, un buon bocconcino da gustare «Una terra solida su cui costruire le fondamenta», ma l'ironia della sorte rema contro di lui, il suo orientamento sessuale immutabile lo direziona verso Corrado portatore di grande bellezza femminile e con il quale ha plasmato una forte interazione molto intima, tanto da desiderare di andare a trascorrere la loro vita, finita la guerra in Canadà. 
Povera Sofia, nonostante le opportunità avute di instaurare un sincero rapporto amoroso sia con Volkamer
che con Franz non ti hanno consentito di smettere di amare Eric, hai preferito non beneficiare di quegli amori veritieri, servili e di venerazione che ti avrebbero garantito di certo un futuro diverso. Ben altri però sono stati i tuoi piani d'azione, complimenti Sofia per come hai saputo concludere l'ultimo atto della tua vita. Da grande stratega hai fatto sì che il tuo Eric si trovasse in una condizione senza via di uscita, lo hai atteso sul fronte nemico come una sposa ai piedi dell'altare attende il suo amato, serena e radiosa come non lo eri mai stata, e lo hai messo in una situazione a cui non poteva sottrarsi, hai teso per lui una vera trappola, ti sei scelta il giustiziere, hai voluto il tuo Eric come aguzzino, perchè la tua volontà alla fine, ha voluto che sarebbe stato lui a portare le pene dell'inferno fino alla fine dei suoi giorni, hai desiderato che lui sparasse su di te il colpo di grazia affinchè il rimorso si insinuasse in lui, affinchè ogni particolare della tua persona gli tornasse davanti ai suoi occhi in veste sempre più preziosa, hai voluto che fosse torturato da ogni tuo gesto, da ogni tuo sguardo, da ogni tua parola, e perfino che la tua visione di donna morta, gli si presentasse più preziosa, più bella, attraente e piena di vita di quando eri viva, hai voluto che tu Sofia, rimanessi per lui un eterno rimpianto.


GUARDA ME CHE ARRIVO
E ADAGIO MI POSO
ENTRO LA TUA VISUALE;
DA TEMPO È SVANITO IL BALLO
FURIOSO DELLA PASSIONE,
L'INCEDER DEL VALZER VORTICOSO,
IO SOFFIO SULLA CENERE,
VA LONTANA,
SMARRISCE LA DIREZIONE.
SONO SEDUTA LÁ DOVE
CI FRUGAVAMO L'ANIMA,
QUANDO TI CERCO
DEVO ORA SFORZARMI
DI DISEGNARE LA TUA FIGURA
CHE STA DOVE PRIMA SOFFIAVO.
QUESTO AMORE MI PESA ANCORA MOLTO
( Grazia Procino,16/02/2020)

lunedì 23 marzo 2020

Il pomeriggio di un piastrellista (Lars Gustaffson) recLauAlb


Salotto in Biblioteca del 26/10/2017
«Il pomeriggio di un piastrellista» di Lars Gustaffson

Commento di Laura Albino

Torsten un anziano piastrellista, dopo anni di duro lavoro, si ritrova ridotto ad una esistenza privata di tutto: intorno a sé nulla ha un significato, è una persona fortemente demotivata e non vede un futuro all'orizzonte. Il suo unico figlio è morto in giovane età, sono morti anche sua moglie ed il suo cane; rimasto solo, tutto gli è crollato addosso ed ora vive questa stagione della sua vita in netta solitudine ed isolamento. 
Quel giovedì mattina, fu svegliato da un campanellino e da una voce che lo invitava a compiere un lavoro di restauro in una casa abbandonata, quello spazio dell'anima dove ogni umano vive la dimensione più intima e autentica della vita. Persona sensibile e ricettiva accoglie il messaggio come un monito: «È l'animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi» ( Seneca ). Questa chiamata, decodificata come un presagio o uno strano presentimento, gli fa prendere all'improvviso la piena consapevolezza della sua triste condizione e del suo grande fallimento esistenziale per non aver mai trovato riscontro con quanto desiderato o progettato. Quella voce interiore quindi, lo mette difronte ad una nuova situazione: deve fare i conti con se stesso perchè è arrivato il momento di fare una verifica intorno al proprio vissuto. Il pomeriggio è il tempo che precede la sera, è un tempo prezioso che gli viene concesso per comprendere il senso della sua esistenza prima che arrivi il buio, si tratta di rimboccarsi le maniche e giocarsi il tutto per tutto. Torsten, deve ripercorrere il passato attraverso i ricordi, le immagini, deve riesumare ogni cosa, si tratta di fare un lavoro di recupero e di restauro per cui non ha più tempo a sufficienza: deve pianificare tutto e senza contare sull'aiuto di nessuno. 
Torsten, senza riflettere su chi mai potrebbe usufruire di quella sua opera, si fornisce degli attrezzi utili e si immerge in quell'ambiente tanto sconosciuto; ora però ha bisogno innanzitutto di fare chiarezza e guardare le cose con occhi nuovi. Si tratta di fare un percorso esplorativo in uno spazio abbandonato da tempo e, l'unico percorso da seguire è quello di connettersi con tutto il passato. Deve fare leva su ogni risorsa a sua disposizione ripescando dalla mente tutte le esperienze vissute: i suoi incontri, le sue amicizie, i suoi sogni, la sua attività lavorativa, facendo i conti con l'influenza subita dalle grandi trasformazioni ambientali, sociali, economiche e soprattutto confrontandosi con quelle presenze nascoste di cui non è mai riuscito a cogliere l'essenza. Servendosi del filo che ha condotto la sua vita, ripercorre con ordine la sua esistenza e man mano che ogni mattonella viene collocata nel giusto spazio, l'opera prende forma fino alla compiutezza restituendole un senso. L'aver ripercorso il suo vissuto, a cominciare dal saper dare ascolto a quella voce da bambino, non solo lo ha aiutato a cogliere quanto di meglio ci sia stato in esso, ma soprattutto gli ha consentito di interpretare quelle presenze misteriose e invalicabili che andavano oltre i confini e al di sopra della sua ragionevolezza. La sua ultima messa in opera, compiuta in tempo utile e così ben riuscita lo riscatta dal fallimento, il suo passato ora disvelato, gli consente di recuperare un assetto spirituale perduto e di sperare nell'inizio di una nuova vita. Quell'ultimo pomeriggio non doveva andare sprecato per Torsten, doveva risolvere una situazione personale di cui egli stesso era stato il vero responsabile. Complimenti Torsten hai saputo giocarti il tutto per il tutto. 

lunedì 16 marzo 2020

La strada (Cormac Mc Carthy) recLauAlb


Salotto in Biblioteca del 29/01/2015

«La Strada» di Cormac Mc Carthy


Commento di Laura Albino


È un libro che ad una prima lettura crea una certa inquietudine per via della descrizione minuziosa di una grande catastrofe ambientale e per la condizione di solitudine di un padre e un figlio, unici superstiti, che si aggirano su di un territorio ridotto in cenere. Essi, privi di ogni bene di sostentamento, vanno alla ricerca estenuante di indumenti e cibo
indispensabili per la loro sopravvivenza; come beni personali posseggono un libro ed un telo di plastica che in più situazioni fungerà da tenda per ripararsi dalle intemperie; il tutto è contenuto in un carrello che alla fine del racconto risulterà essere più pesante perchè
caricato sempre più da oggetti insignificanti durante il loro peregrinare. Il racconto, povero di contenuti, si presenta ricco di simboli tutti da decodificare, molti i simboli ricorrenti nel libro dell'Apocalisse: la bestia, il libro, il figlio della donna, il mare, il vento, l'arco, il
cavallo, i quattro punti cardinali, il bianco, il nero, il rosso scarlatto, i numeri; tutti di non facile comprensione e che stimolano il lettore ad andare oltre la comprensione immediata.
Il racconto in sé, animato dalla presenza di due personaggi senza nome, senza identità, si presenta banale, perchè molto ripetitivo non solo nelle azioni che il padre e il figlio compiono durante il loro cammino, ma anche nella descrizione dell'unico ambiente devastato: la terra.
Anche l'interazione verbale tra i due personaggi consta di brevissimi dialoghi che secondo la struttura grammaticale sembrerebbero diretti ma che non sono introdotti né da virgolette, né da trattini e puntini. All'inizio di ogni frase non viene menzionato l'interlocutore, e così il lettore deve assumersi l'incarico di affidare le parti ad ognuno di essi, parti però, che se vengono attribuite sia al padre che al figlio, non vanno a cambiare il significato in quanto sembrano essere proprie sia dell'uno che dell'altro. In tal modo il lettore rimane sconcertato, quasi in una sorta di disorientamento che lo stimola ad una più attenta riflessione e così in quel nulla apparente di contenuti, di ambienti, di
parole, di silenzi, si comincia a rilevare e delineare qualcosa di sfuggente, di inafferrabile,
di misterioso, qualcosa che forse rivela la presenza del Divino; in quel niente si incomincia
ad intravedere il Tutto.
Quel padre e quel figlio, cedono il posto ad un nuovo Padre e ad un nuovo Figlio che,
ancora oggi, all'inizio del terzo millennio, sono in continua e costante discesa verso la terra
perchè non hanno ancora realizzato il loro progetto: quello della riconciliazione con il
mondo; la loro finalità è quella di andare incontro agli uomini per la loro salvezza. Penso
che se al loro seguito avessero un contachilometri risulterebbero nei nostri giorni ai limiti
della classifica dei più insuperabili e instancabili camminatori, perchè in questo andare, sia
pure duro e arduo, non si arrendono mai, entrambi sono consapevoli della loro missione;
così l'uno diventa la forza dell'altro. Il Figlio risulta essere speranza ed unico appiglio per
il Padre, il Padre, presenza inarrendevole e costante per il Figlio tanto che per la loro
inscindibilità si presentano a noi come l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e la
fine, Dio e Cristo. Due Esseri quindi inseparabili (il Figlio stà al Padre come il Padre stà al
Figlio) che vagando in uno spazio senza tempo e impegnati in un cammino estenuante su
un territorio ormai devastato dalle malvagità e da tutti i mali che l'uomo produce,
mantengono sempre viva la loro presenza con la fiamma del fuoco sempre accesa; la
fiamma dell'amore, quella del Padre e quella del Figlio con la luce della verità: Fuoco e
luce che però gli occhi dei malvagi non sanno riconoscere, anzi scagliano lance facendo
versare sangue a quel Cristo che non risponde con la stessa arma ma con quella unica arma
che possiede: quella dell'amore capace di vincere ogni male.
La stessa arma che ha saputo usare la Madre di quel Figlio nel momento in cui Lo ha dato alla luce perchè pienamente consapevole che lo avrebbe offerto all'umanità per redimerla da ogni peccato. E così in questo estenuante cammino il Figlio rivolge al Padre sempre la stessa domanda: «ma
esistono le persone buone? Dove sono? Le incontreremo mai?»
Il Padre paziente, perseverante ed instancabile Gli risponde con un “forse”. Ma noi ce lo chiediamo se un giorno incontreremo il Cristo sulla nostra strada? Siamo distratti dai nostri impegni, dai
trastulli, preferiamo essere coinvolti dagli interessi terreni perdendo di vista la meravigliosa strada che ci conduce al Cristo, ma questo forse, come dice il Padre al Figlio è dovuto alla mancata conoscenza del Libro del Bambino, nessuno mai ha letto quella narrazione eccellente che racconta la Storia di tutte le storie che potrebbe risvegliare e aiutare l'umanità a costruire una nuova storia, una nuova letteratura per l'uomo. «Nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire e di guardare quel libro ed io piangevo molto»
Queste sono le brevi parole che il Padre rivolge al Figlio e che si trovano nel testo «LA STRADA», parole che ci illuminano, ci fanno riflettere e ci dicono che se leggessimo quel Libro saremmo pieni di scienza benedetta e troveremmo in Esso ogni dottrina necessaria per conoscere la strada maestra: la strada della verità. La mancata conoscenza del testo Biblico ci induce a costruire un mondo arido, bruciato, senza vita, senza cuore, un mondo di anime morte perchè manca loro la luce della vera conoscenza.
Abbiamo costruito un mondo fatto di strade che non conoscono i propri fratelli, i propri simili, un vasto territorio dove non esiste amore, solidarietà, siamo uomini imbrigliati nella malvagità nell'indifferenza verso tutti, conosciamo e pratichiamo violenza, delitti, stupri, guerre, siamo anelli di una catena che produce soltanto male e sofferenza, questo viene evidenziato dallo scrittore nella descrizione ripetitiva dei luoghi arsi, luoghi costruiti da una umanità che nel corso della propria esistenza non è mai cambiata perchè non si è mai convertita al bene. L'apocalisse è già avvenuta, la viviamo nei nostri giorni, l'abbiamo voluta grazie al nostro pensare, al nostro operare, abbiamo voluto sfidare l'onnipotenza di Dio, la Sua Onniscenza, ma quelle due identità quel Padre e quel Figlio continuano a cercarci, sovente il loro sguardo è fisso su quel retrovisore del loro carrello nella speranza di vedere qualcuno che li segua , qualcuno che abbandonando quel territorio grigio,
bruciato, fatto di orpelli prenda la propria croce per seguire una nuova strada, quella che crea un mondo fatto di luce, di buone speranze, quella strada che si dirige verso oriente dove sorge il grande fuoco, la grande luce:
«IO SONO LA VIA, LA VERITA', LA VITA, CHI MI AMA PRENDA LA SUA CROCE E MI SEGUA».

La STRADA di Cormac Mc Carthy è una strada molto ardua, ma reca con sé il grande fuoco.



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domenica 15 marzo 2020

La notte (Elie Wiesel) recSebAdd


Salotto in Biblioteca del 27/02/2020
«La notte» di Elie Wiesel

Commento di Sebastiano Addabbo

I nove capitoli in cui si suddivide il libro si frantumano in ben settantacinque segmenti narrativi, ognuno dei quali separati da quella che la fredda norma grammaticale definisce “punteggiatura bianca” che qui non rappresenta un mero strumento ritmico o una pausa di riflessione per un pigro lettore: scandisce invece sequenze drammatiche di ricordi intrisi di disperazione, di morte, di inenarrabili sofferenze di un figlio adolescente costretto a vivere la morte del padre e della sua intera famiglia ,insieme a migliaia di ebrei di tutte le età deportati nei campi di sterminio nazista.
Una “punteggiatura del dolore” direi, che ritma ricordi di un giovane ragazzo ebreo sottoposto alla più orrenda e devastante tortura cui può essere costretto un essere umano: raccontare la propria sopravvivenza dall’inferno del male nel quale è stato scaraventato dalla più orrenda tragedia dell’Umanità :la Shoah.
Noi lettori nati fortunatamente dopo la notte dell’orrore, non possiamo fare altro che dare ad ogni parola di questo racconto non una semplice immagine mentale di una delle tante tragedie umane ma una concreta e minuziosa significazione dei fatti narrati che ci costringa a riportare alla nostra coscienza, in modo peculiare, il massacro di milioni di uomini, donne e bambini in nome dell’aberrante ideologia nazista.
Ed è proprio a tale presa di coscienza che Elie Wiesel sembra voler implacabilmente ricondurre il lettore in ogni frase ,ed oserei dire in ogni sintagma, di un racconto dove la cronaca di una esperienza drammatica esistenziale, resa opera letteraria , si risolve in una magistrale soluzione:
insegnarci a non dimenticare.

giovedì 12 marzo 2020

Ma gli androidi sognano_ (Philip Dick) recLAuAlb

Salotto in Biblioteca del 28/02/2019
«Ma gli androidi sognano pecore elettriche?» di Philip K. Dick

Commento di Laura Albino

Trattasi di un romanzo di fantascienza che riesce a catturare il lettore per le avvincenti capacità descrittive, argomentative ed immaginative che difficilmente risulterebbero configurabili o paragonabili a quelle di altri scrittori. Ciò che sorprende e si apprezza maggiormente, è l'evidente ricerca delle parole nuove, dell'invenzione e della costruzione di un nuovo codice linguistico futuristico ben strutturato e propriamente contestualizzato all'interno degli argomenti trattati.
Il romanzo racconta di una guerra mondiale, una guerra fantascientifica, strisciante, subdola, che non fa rumore, infatti in essa non ci sono bombe, cannoni che sparano, ma in forma silente conduce l'essere umano in un circuito senza uscita; egli viene a trovarsi imbrigliato in una rete dove la presenza di robots, androidi ed altre diavolerie prendono sopravvento ed il loro potere. La tematica, fa prendere consapevolezza ad ogni lettore, di come quella grande invenzione che è la tecnologia che avanza spietatamente ed inesorabilmente nel mondo degli umanoidi, incantandoli, seducendoli con tutte le sue allucinanti prestazioni, lo stia rendendo non solo dipendente, perchè del suo servizio non può più farne a meno, ma addirittura schiavo. Raccapricciante risulta soprattutto la presenza degli androidi, replicanti degli esseri umani, esseri meccanizzati che vanno a sostituire ogni sua funzione fino a creare una grande confusione di genere. L'uomo, da essere considerato speciale, unico ed irripetibile per le sue grandi doti personali, deve oggi confrontarsi con esseri simili perchè la biogenetica insieme alla meccanica hanno provveduto a renderli addirittura superiori; l'uomo quindi non più creatura, ma come creatore di uomini nuovi che si va proponendo e sostituendo alla grande potenza di Dio. Stiamo assistendo alla nascita di una nuova genesi in tutta la sua assurdità e contraddittorietà in quanto la stessa costituisce un grande nemico e pericolo per l'umanità.

Considerato che il libro è stato scritto 50 anni or sono e molte delle cose immaginate si sono già avverate, ciò induce il lettore a pensare e a credere che in un immediato futuro gli esseri biomeccanici avendo raggiunto la perfezione assoluta, gli umani non saranno più in grado di distinguere un replicante da un umanoide. Siamo sulle soglie dell'autodistruzione.

PROFETA
“ QUESTE COSE VE LE DICO, VE LE RACCONTO, APRITE LE VOSTRE ORECCHIE, SAPPIATE ASCOLTARE, QUESTE COSE LE HO SCRITTE PER VOI, SAPPIATE ANCHE VEDERE, APRITE ANCHE I VOSTRO OCCHI, NON SIATE CIECHI”.

Ma chi dice tutto questo? Si tratta di un veggente o di un profeta? Non vi pare di aver percepito tali richiami, tali echi a conclusione della lettura del libro di Philip Dick? A me è sembrato che il buon Dio si sia presentato a lui, che lo abbia illuminato, che gli abbia dato la parola per raccontare attraverso una bella storia il grande male di questo momento storico, un male sociale in cui l'essere umano è caduto imbrigliato come in una rete. Chi ha parlato secondo me è un profeta, è un grande messaggero che ci parla con la voce del nostro Dio si, ne sono convinta, è un profeta!!!

PROFETA
“IMPARATE A RICONOSCERE QUANDO DIO VI PARLA PER MEZZO DI QUALCUN ALTRO, QUESTO LIBRO DISCENDA SU DI VOI COME UNA BENEDIZIONE!!!! QUESTA È UNA RIVELAZIONE, DIO MI HA PARLATO, MI HA DATO LA SUA VOCE CHE IO VI TRASMETTO ATTRAVERSO LA MIA PAROLA. LA SUA LUCE È DISCESA SU DI ME, ED IO SCUOTERO' LE COSCIENZE CHE SEMBRANO ESSERSI ADDORMENTATE. PRENDETE CONSAPEVOLEZZA DI CIO' CHE VI STA ACCADENDO, STATE PERDENDO LA VOSTRA UMANITA', MA PERCHE' NON VI RENDETE CONTO E NON VI CHIEDETE: “DOVE STIAMO ANDANDO? PERCHE' NON RIUSCITE AD IMMAGINARE COSA ACCADRA' POI?, PERCHE' SOSTENETE UNA TECNOLOGIA COSI' TANTO INVASIVA, RADIOATTIVA E DISTRUTTIVA? PERCHE' NON PRENDETE CONSAPEVOLEZZA CHE IL VOSTRO PIANETA STA SOFFRENDO, STA MORENDO, E CON ESSO TUTTI VOI ESSERI UMANI? POVERI UOMINI!!!!, NON VI ACCORGETE CHE STATE NAUFRAGANDO?. L'INVADENZA DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA VI ANNEBBIANO LA VISTA, VI DISTRAGGONO, VI STORDISCONO VI LASCIATE CATTURARE E INFLUENZARE DA TANTA INNOVAZIONE. FATE ATTENZIONE, UN NUOVO SERPENTE INSIDIOSO, IL MOSTRO INESORABILE DELLA TECNOLOGIA AVANZA SENZA LIMITI, A TUTTI VOI ARRECHERA' UN GRANDE MALE SOCIALE ED ESISTENZIALE. OGNI FORMA DI VITA VERRA' SCHIACCIATA E CONSIDIDERATA MERA PALTA SU QUESTA TERRA. NON ILLUDETEVI DI QUESTA GRANDE INVENZIONE DELL'UOMO, È UNA CREATIVITA' CORROTTA, ADULATRICE, CHE INTENDE SOSTITUIRSI ALLA GRANDE POTENZA DEL NOSTRO DIO UNICO E VERO CREATORE DI OGNI COSA. È UNA VERA SFIDA CONTRO COLUI CHE VI HA CREATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA. RENDETEVI CONTO CHE, A DISTANZA DI MILLENNI, SI STA RIPROPONENDO UNA NUOVA STORIA DELLA GENESI, APRITE I VOSTRI OCCHI, UN NUOVO INTERVENTO DEMONIACO VI STA MANIPOLANDO. SVEGLIATEVI, QUESTA È L'ORA PRENDETE CONTEZZA, QUESTO È IL TEMPO DI INTERVENIRE, CORRETE UN GRANDE RISCHIO. SARETE SCHIAVIZZATI E CONSIDERATI ESSERI INFERIORI, PREPARATEVI QUINDI A DIFENDERE I VALORI PIU' ALTI DELL'UMANITA', PER OGNI GIORNO INDIFESO ESSI DIVERRANNO SEMPRE MENO RECUPERABILI, NON CADETE NELL'APATIA DELLA VOSTRA ESISTENZA, CONTINUATE A VIVERE A RIPRODURVI E A MOLTIPLICARVI, GENERATE ESSERI PERFETTI QUALI VOI SIETE!!!! QUANTA PRESUNZIONE DA PARTE DI QUEGLI UOMINI A VOSTRO DANNO !!! STANNO ANNIENTANDO L'ESSERE UMANO PER CEDERE IL PASSO AD OGGETTI MECCANICI, ARTIFICIALI SENZA SENTIMENTI, SENZA EMPATIA, EMOZIONI, SENZA CUORE E, SOPRATTUTTO SENZA ANIMA, E.... MENO MALE !!! PERCHE' NEANCHE VOI UOMINI FORSE CONOSCETE LA VOSTRA ESSENZA. STATE CREANDO UN GRANDE CAOS, UN MONDO APOCALITTICO DOVE MANCA LA PRESENZA DI DIO CHE REGOLA OGNI COSA. QUANTE VOLTE IL DIO BIBLICO HA SVEGLIATO COLORO CHE ERANO CADUTI NEL SONNO. “KUM”, SVEGLIATEVI, RIPRENDETE NELLE VOSTRE MANI LA VOSTRA VITA. SIETE NEL III° MILLENNIO, QUESTO MESSAGGIO POSSA SERVIRE A RIMETTERE IN MOTO LE VOSTRE COSCIENZE, FATE FUNZIONARE IL VOSTRO PENSIERO, LA VOSTRA MENTE, SAPPIATE VALUTARE CIO' CHE E' BENE E CIO' CHE E' MALE. CIO' CHE UN TEMPO IL TRASCENDENTE E L'IGNOTO ERANO PER VOI IL PIU' GRANDE MISTERO DELLA VOSTRA ESISTENZA, OGGI LO AVETE RESO TANGIBILE ATTRAVERSO MACCHINAZIONI, PULSANTI, FORMULE E CODICI, ANNULLANDO COSI' IL VOSTRO PENSIERO E LA VOSTRA RAGIONE. SI TRATTA DI UN GRANDE DISASTRO PLANETARIO, STATE REGREDENDO LUNGO LA SCALA DELL'EVOLUZIONE, STATE SPROFONDANDO IN UNA TOMBA. PERCHE' COME UOMINI NON SAPETE ACCETTARE DIFRONTE ALLA POTENZA DEL GRANDE DIO L'IDEA CHE SIETE GLI ULTIMI, I PIU' PICCOLI, LUI VI HA FATTI MODELLI DI PERFEZIONE, DI SAPIENZA, DI BELLEZZA, VI HA DATO I TALENTI, PERCHE' FARNE DI ESSI SOLO ARMI PER SFIDARLO COME FECE LUCIFERO? STATE RINNEGANDO LA NATURA DIVINA, STATE TRAMUTANDO IL VERO CON IL FALSO. NON SENTITE IL GRANDE VUOTO INTORNO PER LA MANCANZA DI CHI SI OFFRE A VOI IN FORMA GRATUITA, DI COLUI CHE VI DONA SEMPRE E SOLO AMORE INCONDIZIONATO? SALVAGUARDATE PIUTTOSTO LE RELAZIONI UMANE E NON FATE CROLLARE LA VOSTRA MORALITA', LA VOSTRA RAGIONE, LA VOSTRA FEDE.
A questo punto mi piace citare delle strofe tratte da una poesia “Ode dedicata a William Henry Channing” di Ralph Emerson

Ci sono due leggi diverse,
non riconciliate:
legge per l'uomo, legge per la cosa;
questa erige città e flotta,
ma impazzisce,
e detrona l'uomo.
È giusto che la foresta cada,
la pendice sia spianata,
la montagna perforata,
la sabbia sparsa,
il frutteto coltivato,
la prateria concessa,
il bastimento varato.
L'uomo obbedisca alla legge dell'uomo;
Viva per l'amicizia, viva per l'amore,
per il bene della verità e dell'armonia;
lo stato lo seguirà come può,
come gli olimpi seguono Giove.

Ed io aggiungo: seguiamo il nostro Dio come pecore. Lui ha detto :”Io sono il buon pastore che guida il suo gregge, chi segue me conosce la via, la verità, la vita.


lunedì 9 marzo 2020

La vera storia del pirata Long John Silver (Bjorn Larsson) recLauAlb

Salotto in Biblioteca del 27/09/2018
«La vera storia del pirata Long John Silver» di Bjorn Larsson

Commento di Laura Albino

Ma sarà proprio vero che  come nella vita da ogni azione, da ogni evento ne scaturisce un altro, così pare che succeda anche nel mondo della letteratura: una storia scritta, il più delle volte tende a sollecitare altre scritture creando collegamenti senza fine.  Il romanzo di Stevenson, “L'isola del tesoro” chiude le sue pagine con le testuali parole di Jim: “Di Silver non si seppe altro. Quel terribile uomo di mare da una gamba sola è finalmente fuori dal cerchio della mia vita; ma io credo che abbia ritrovato la sua vecchia negra e viva contento insieme a lei e al capitano Flint. Così almeno giova sperare, posto che non par molto probabile che la felicità lo aspetti nell'altro mondo”. Trattasi quindi di una vicenda che sembra non aver chiuso il cerchio della narrazione, ed ecco, che a distanza di anni, irrompe a gamba tesa Larsson, riappropriandosi di quella parte, si mette nei panni di Long John, il personaggio fantasmagorico nato dalla fantasia di Stevenson, per affidare nelle sue mani una penna affinchè possa completare con alcuni pezzi mancanti il puzzle, secondo le aspettative di ogni lettore. Silver comincia così a dar voce ai suoi ricordi, racconta di sè andando a ritroso, a cominciare da quando era quartiermastro sulla nave del capitano Flint, uno dei più pericolosi uomini conosciuti nella storia della pirateria; così facendo rivela delle verità intorno ad un periodo storico, sociale ed economico il XVIII secolo detto “secolo d'oro”, in cui le grandi potenze europee impegnate nell'attività del commercio marittimo navale, accanto al trasporto delle merci, hanno favorito la tratta degli schiavi neri, azione che ha garantito l'ingigantire delle loro ricchezze, in particolar modo quelle della nazione britannica che infatti ha riempito le casse reali consentendo l'ampliamento della più grande flotta navale: la Royal Nevy. Tali attività commerciali marittime, protette dai bucanieri inglesi, hanno però dato il via libera al prolificare di un vero fenomeno: quello della pirateria, un'attività illecita praticata da avventurieri senza scrupoli che trafficavano nei mari per recuperare illegalmente tesori e merci di ogni genere: le loro azioni erano abbordaggi, rapine e saccheggi di bottini. Si trattava di uomini senza prospettive di un futuro migliore, erano votati ad affrontare qualsiasi rappresaglia perchè per loro la vita non aveva alcun valore. Si sottoponevano quasi come schiavi alla vita di bordo, fatta di regole molto dure volte alla sottomissione e all'obbedienza al loro capitano. Le loro identità venivano annientate e per evadere alla sopraffazione e alla mancata speranza di libertà, l'uso smisurato dell'alcool risultava essere l'unico mezzo di aiuto alla sopravvivenza. Silver, tratteggiato da Stevenson come uno dei più pericolosi uomini nella storia della pirateria, con Larsson cambia identità, e si presenta a noi lettori come uomo vero, umano, perchè il suo essere risulta avere una triplice natura: fisica, mentale e spirituale; riacquista una vera dignità umana, risulta dotato non solo di un corpo ma, soprattutto di una mente, di un cuore e di un'anima. Silver a differenza della ciurma, non solo ama la vita, ma desidera che questa sia libera senza costrizioni; lotta per difendere la propria e quella altrui, infatti è sempre dalla parte dell'equipaggio per sostenere e aiutare i deboli e gli indifesi. Bellissime le pagine in cui emerge la sua grande capacità di difendere la causa degli schiavi di bordo, riesce a comunicare con essi pur non conoscendo la loro lingua, stabilisce una forte intesa attraverso lo sguardo, con quei suoi occhi che sanno parlare soltanto con la voce del cuore. Ama sfidare le varie menti, lui è un uomo dei saperi, delle conoscenze e poi, consapevole che per gestire situazioni rischiose per sé e per gli altri deve conservare una mente lucida, non beve alcool per poter essere presente a se stesso. Il suo è un mondo fatto di passioni, è un uomo che sa amare le donne, la sua delicatezza e il suo rispetto nei loro confronti si rivela impareggiabile. È padrone della propria vita, sa come utilizzarla e sa cosa farne di essa, è un grande avventuriero , ma soprattutto un uomo con una coscienza: sembra voler avviare  quel processo di umanizzazione nei confronti degli schiavi neri e pare che il suo unico obiettivo sia proprio quello di fare battaglia a quei commercianti furfanti e senza scrupoli. È in questo nuovo ruolo che Larsson riabilita Silver smentendo una nostra concezione del tutto negativa ed errata nei suoi confronti soltanto perchè apparentemente il suo agire ben si allontana dal nostro vivere quotidiano. Attraverso la vera storia di L. J. S. lo scrittore vuole condurci alla consapevolezza di cosa sia l'uomo nella sua vera essenza, di cosa significhi essere umano, e ce lo fa capire sostituendo a quel “traditore dell'umanità“, a quella figura nebulosa tanto famosa per le sue brutalità tanto da rendere insonni le notti di Jim, un nuovo Silver, un uomo buono, altruista che aveva un unico obiettivo quello di porre fine ad un commercio illecito che schiavizzava tutti gli uomini neri: egli difendendo quella gente di colore che chiamava “fratelli”, si  rivela in tutta la sua grande umanità. Pertanto, se un giorno molto lontano, quando la sua storia non sarà più letta, solo allora, quel pirata giustiziere affrontando la morte lo potrà fare a testa alta, ma ciò  forse non accadrà mai,  perchè Larsson ci fa  congedare da lui con la piena convinzione che Silver non solo sia realmente esistito ma che esiste e che continuerà ad esistere, perchè dal suo nascondiglio sulle coste del Madagascar, come un fantasma, continuerà a proteggere e a  difendere i suoi fratelli neri.
Larsson scrivendo la vera storia di Silver, non solo ha creato un grande mito conferendogli l'immortalità ma, avendo lasciato il suo scritto sulle pagine di un libro, anch'egli insieme a Silver, continuerà a vivere facendo di quella storia rugiada che non evaporerà mai al sole.
ORA LASCIA CHE IL VECCHIO SILVER TI DIA UN BUON  CONSIGLIO. IMPARA A RACCONTARE STORIE. IMPARA A INVENTARE E MENTIRE. TE LA CAVERAI SEMPRE . RESTAR MUTO E NON AVERE RISPOSTE È LA COSA PEGGIORE CHE POSSA CAPITARE AD UN UOMO. SEMPRE CHE TU VOGLIA DIVENTARE UN UOMO, SI CAPISCE. ALTRIMENTI NON IMPORTA.