venerdì 29 gennaio 2021

Il buio oltre la siepe (Harper Lee) recLauAlb

 

Salotto in Biblioteca del 28/01/2021

«Il buio oltre la siepe» di Harper Lee




Commento di Laura Albino

Approcciarsi alla lettura di un testo narrativo, con lo stesso interesse e la stessa curiosità che richiede il metodo della ricerca, significa avere un atteggiamento che invita il lettore a formulare ipotesi e previsioni sul contenuto e sulle tematiche trattate nel libro, considerando essenzialmente il titolo che lo rappresenta. Il titolo «Il buio oltre la siepe», mi ha fatto porre un primo interrogativo sui significati delle due parole: BUIO e SIEPE. Perchè la scrittrice oltre la siepe non ha voluto vedere quella stessa luce, quella visione, quelle stesse sensazioni e spazi infiniti di largo respiro, in cui viene a perdersi l'animo sognante del grande poeta Leopardi? Il buio come la siepe possono essere considerati due simboli di speranza, due elementi che obbligano l'essere umano a compiere un percorso conoscitivo che in loro assenza non sarebbe possibile. La siepe, proprio perchè vista come barriera, come mezzo di protezione o separazione da qualcosa, invita e sollecita chiunque si trovi dall'altra parte, a spingere lo sguardo oltre il suo limite e magari, se impossibilitato, ad immaginare e fantasticare mondi possibili che vorrebbe esistessero realmente. Anche il buio che usualmente spaventa, disorienta, impedisce la visione dell'ambiente circostante, si presenta a sua volta come una buona opportunità per distaccarsi dalla realtà ed esplorare e cercare nella personale interiorità l'invisibile, l'ignoto, l'astratto. Il buio, quindi, sollecita a cercare la luce, quella sorgente luminosa capace di guidare il nostro cammino. E allora la siepe e il buio, diventano due elementi che ognuno di noi dovrebbe sfidare perchè essi ci invitano ad osare, ad andare oltre ogni limite. Ma gli uomini, per non perdere il contatto più autentico di tutto ciò che li circonda di quale luce hanno bisogno? Della luce dell'intelletto, del cuore o dell'anima? 
Nella narrazione, attraverso il mosaico di storie personali, viene evidenziata quella crudele e selvaggia separazione sociale, che si rivela come causa dell'incapacità dell'uomo di saper guardare e riconoscere nell'altro da sé un suo simile e ciò è dovuto alla mancata educazione e formazione che ha creato degli schemi mentali sulla base di convinzioni personali e retaggi culturali per i quali il più delle volte non è in grado di aprirsi, di accogliere, di accettare colui che nella società viene considerato diverso. Di qui nasce l'esigenza di interrogarsi su come invece dovrebbero essere i rapporti con il prossimo, relazioni fatte di apertura mentale che richiedono accoglienza totale dell'altro, senza pregiudizi, senza soffermarsi alle apparenze esteriori, al sentito dire.
La scrittrice ci invita ad avere un occhio limpido per poter oltrepassare ogni barriera, ogni siepe che ci separa dai nostri simili. Saper guardare oltre il proprio naso è un dono che non tutti posseggono, lo ha dimostrato la maestra Caroline che si è rivelata inadeguata al suo ruolo di educatrice e formatrice, da docente, fin dai primi giorni di scuola, non è stata in grado di capire le varie motivazioni che inducevano i suoi allievi ad avere determinati comportamenti. È portatrice di un modello precostituito perchè fatica ad avere rapporti autentici, genuini e originali con i suoi allievi, ai suoi occhi Scout si presenta come una bambina diversa, atipica, le crea ansia e problemi per il semplice fatto che in prima classe lei sappia già leggere, che sia portatrice di conoscenze più vaste e di conseguenza si presenti per la sua maestra come un ostacolo al suo percorso didattico già programmato, è solo un ingombro da rimuovere. Caroline non è in grado di guardare oltre quella situazione inaspettata, per trasformare la presenza di Scout, e delle sue peculiarità conoscitive e culturali in una risorsa per l'intera classe. Scout, ha sei anni e, nonostante la sua tenera età, è in grado di comprendere le dinamiche delle relazioni interpersonali tanto da interessarsi ai compagni e capire i loro bisogni, è in grado di valutare ciò che è giusto o sbagliato, è molto sensibile e per la sua perspicacia è stata in grado di rilevare chi all'interno del gruppo classe si è integrato e chi è stato emarginato e non accettato e capito dalla propria maestra. Caroline, una insegnante che di fronte al nuovo e al diverso, non è stata in grado di creare attività alternative integrative che non andassero ad escludere la presenza di Scout; la bambina, all'interno della sua classe non ha trovato nessuna forma di accoglienza, aspetta con ansia il momento di andare oltre quello spazio limitato, per far ritorno a casa e ritrovarsi in perfetto accordo con la sua famiglia. Ed è proprio all'interno di quel nucleo familiare che troviamo figure che attraggono e si qualificano positivamente per il modo di essere. Primo fra tutti Atticus Finch, il padre di Scout e Jem, che si rappresenta come modello di persona da imitare: empatica, capace di accogliere, comprendere, di relazionarsi con quanti entrano in contatto con lui, una figura congruente, attendibile perchè non solo sa stare nel mondo, ma sa vivere nel mondo. È una persona che valuta ogni cosa con serietà, correttezza, obiettivamente senza essere ottenebrato da pregiudizi o peggio ancora cadere in critiche negative, in ogni ambiente ed in ogni situazione si rivela autentico, intimamente morale ma mai moralista. Ogni essere umano si esprime in mille forme, lui lo fa essenzialmente con la parola, nel suo comunicare c'è chiarezza e lealtà, il suo parlare non si rivela come bisogno di raccontare o descrivere, ma è una parola che risulta sempre più umanizzata se questo aggettivo si può attribuire ad essa. Ha una grande capacità di ascolto e il suo istinto alla comprensione non solo lo esprime all'interno della propria famiglia con i propri cari, ma si fa solidale con quanti lo circondano stabilendo con essi un dialogo franco e aperto. Atticus, da avvocato, usa costantemente parole utili e capaci di veicolare significati per poter giungere alla ricognizione di un perchè, infatti anche le situazioni di contrasto, vengono da lui affrontate con grande rigore critico dispiegando il suo appassionato impegno, in nome dei diritti fondamentali dell'uomo e in nome della dignità e del valore umano. Il parlare di Atticus è espressione della sua vera natura, una figura capace di restituire tutta l'umanità a chi gli sta accanto facendolo sentire che vale qualcosa. E' un genitore che mira alla formazione dei propri figli sulla base di una esistenza autentica, cercando di renderli responsabili in ogni loro scelta, in ogni loro proposito. Ogni componente trova il giusto grado di coinvolgimento nelle relazioni ed il giusto spazio nella propria vita. Il ruolo di Atticus come genitore è molto determinato ed efficace, è simile a quello di un allenatore di calcio che non gioca, ma che risulta essere di esempio per tutta la squadra «sono fuori campo, ma sono con voi». Ragazzi che hanno instaurato un rapporto diretto con il proprio genitore che tratta i suoi figli da persone umane quali essi sono, riconoscendo i loro pensieri, le loro ansie, emozioni, le virtù e i difetti di cui sono portatori. E' in questo ambiente e con questa cultura che i due figli Jem e Scout, trovano terreno fertile per la loro crescita e formazione personale. Sono ragazzi cresciuti in un ambiente puro, dove ognuno svolge il proprio ruolo con responsabilità, non conoscono l'arrivismo, la tirannia, ognuno viene rispettato per il suo modo di essere. Ciò a valorizzare e sostenere la tesi, che appartenere ad una determinata cultura, sperimentare concretamente usi e costumi, laddove con le parole, i buoni esempi e positivi stili di vita familiare, quelli tramandati da padre in figlio, si possono formare persone capaci di saper ragionare, relazionare, accogliere e confrontarsi.
 
«Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione»
(Zygmunt Baumant)
 
«Quando è abbastanza buio si possono vedere le stelle»
(Martin Luther King)