martedì 4 febbraio 2020

Ci rivediamo lassù (Pierre Lemaitre) recSebAdd




Salotto in Biblioteca del 31/01/2020
«Ci rivediamo lassù» di Pierre Lemaitre

Commento di Sebastiano Addabbo


“Fiction storica” è questo il genere narrativo al quale possiamo associare la prima parte del romanzo, individuata con il titolo “Novembre 1918”; genere narrativo in cui “l’ambiente storico diventa funzione del racconto che condiziona e determina l’agire dei personaggi”.Infatti nel quadro drammatico, ma storicamente vero degli ultimi giorni della Grande Guerra e nello specifico scenario della trincea, Lemaitre dà vita ai tre personaggi protagonisti principali anche delle altre due parti del romanzo : “Novembre 1919” e “Marzo 1920”. Queste ultime due parti avranno connotazione letteraria diversa dalla prima, ma sempre riconducibile alla tradizione della grande Letteratura Francese dell’Ottocento o per usare una espressione di Harold Bloom del classicismo francese.Ma ritorniamo ai tre personaggi e cerchiamo di delinearli seguendo ovviamente le caratterizzazioni scelte dall'autore per ognuno di essi.Albert Maillard, semplice soldato, che aspetta la preannunciata prossima fine della guerra per porre fine all'inferno della trincea e riprendersi la speranza di poter sopravvivere al massacro. Dovrà però affrontare insieme ai suoi disperati compagni d’armi l’ennesimo assalto.Assalto, voluto e organizzato dallo spietato tenente Pradelle che persegue così, senza alcuno scrupolo un congedo da “eroe di guerra” quale presupposto per la sua avida voglia di ascesa sociale nell'imminente dopoguerra.È nel concitato avanzare verso il nemico che si intrecciano i destini di Albert e di Edouard Péricourt , suo compagno di trincea.Edouard Péricourt, figlio del potente banchiere Marcel Péricourt, durante l’assalto salverà la vita ad Albert rimasto sotterrato dallo scoppio di una bomba. Ma la vicenda avrà un ulteriore drammatico epilogo: appena salvato Albert, Edouard sarà colpito da una scheggia di granata in pieno volto che gli porterà via l’intera mandibola e la lingua trasformandolo in un volto mostruoso ed inguardabile .Non morirà Edouard, sopravvivrà, ma non per la sua famiglia alla quale non vorrà mai più far ritorno: sarà Albert infatti che comunicherà la falsa notizia della morte di Edouard.Come già accennato alle ultime due parti del romanzo non è più applicabile tout court il genere narrativo della “fiction storica” in quanto i fatti narrati possono essere traslati in ogni epoca storica ( l’unico scenario “vero”di riferimento diciamo “scenografico”, sarà costituito dalla atmosfera frenetica ma dolente di una Parigi del dopoguerra).Lo sfondo storico della carneficina della grande Guerra, cede il passo quindi alla pura inventiva di Lemaitre, pur riconoscendo allo stile narrativo tutti i canoni del realismo francese, con la specificità di un autore contemporaneo che racconta con incredibile efficacia una società di un secolo fa.Pura invenzione dell’autore è la truffa della sepoltura dei caduti francesi, architettata cinicamente da Pradelle (che nel frattempo è riuscito a sposare, per meschini calcoli economici, la sorella di Edouard Pericourt, Madeleine).Il fallimento dell’ignobile progetto truffaldino di Pradelle - grazie ad una indagine condotta da un ispettore Ministeriale, Merlin (personaggio che potrebbe ben figurare nella Commedia Umana di Balzac, anche se non si lascerà ammaliare dal “Dio Denaro”) e il conseguente abbandono della protezione da parte del suocero Marcel Pericourt, porranno termine all’ascesa sociale di Pradelle. Rifiutato con sdegno dalla moglie, anche per le sue ostentate avventure extraconiugali e privato di ogni sostegno economico, sconterà una pena in carcere e morirà in solitudine.Invenzione narrativa è la truffa ideata da Edouard dei monumenti ai Caduti della Francia,i cui truffaldini benefici saranno appannaggio soltanto dell’amico Albert e della sua donna Pauline.E cosa dire dei connotati grotteschi, attribuiti ad alcune situazioni e personaggi, descritti dall’Autore: quello per esempio di Albert quando inspira l’aria contenuta nella testa della carcassa del cavallo per salvarsi dal soffocamento oppure della inverosimile aggressione del Greco- lo spacciatore di morfina- allo stesso Albert .Lemaitre, infatti, in alcuni passi ci propone una descrizione terrificante, deforme e brutale della realtà che sfocia addirittura nel raccapricciante, come nella descrizione della ferita al volto di Edouard: “Il pugno chiuso di Albert affondò nella voragine della sua faccia .Quasi fino al polso.”(Capitolo 22).Immagini narrative che evocano il Victor Hugo grottesco senza che ad esso però venga contrapposto il “sublime” del Grande scrittore francese.Drammatico è il destino di Edouard, ridotto ad un “mostro” inguardabile per la incredibile ferita. Destinato ad una morte inevitabile tra atroci dolori; impossibilitato di articolare una parola; di potersi nutrire normalmente; di non potersi guardare allo specchio se non coprendosi il volto con maschere di carta da lui stesso disegnate. La sua morte sopraggiungerà con un incredibile colpo di scena narrativo dell’Autore.Il padre sarà inconsapevole causa della morte di un figlio che non ha mai amato per il suo essere “effemminato” (temine opportunamente utilizzato da Lameitre in quanto l’unico consentito, nel contesto lessicale e culturale dell’epoca, in luogo del più arduo “omosessualità”) .Epilogo tragico cercato da Edouard: la Morte che s’incarica di restituire un figlio, mai amato, all'affetto del padre.E poi pagine di vita quotidiana della Parigi di quegli anni, nelle quali possiamo apprezzare come Lemaitre, uomo del nostro tempo, riesca a disegnare così realisticamente immagini di vita della città parigina del secondo decennio del secolo scorso. Sono frammenti di digressione dell’autore intesi, forse, a voler farci dimenticare le atrocità della guerra, le aberrazioni malefiche dell’animo umano, il destino atroce di milioni di giovani francesi, la disperazione e l’abbandono dei reduci.Ma, per concludere, se i Grandi romanzieri del “classicismo francese”, cercano con alterne fortune di contrastare le perversioni malefiche degli esseri umani, con la speranza, spesso delusa, del trionfo della verità e della giustizia , in Lameitre invece il male (la carneficina della guerra, e il cinismo degli uomini) sembra prevalere nonostante le formalità di una giustizia umana. Infatti la ricerca della verità, quella ontologica, intesa cioè alla comprensione dei principi fondamentali dell’essere e dell’agire dei personaggi, è relegata in ambiti inesplorati dall'autore, il quale si limita ad affidare al narratore esterno e onnisciente un ruolo di fedele osservatore realistico delle vicende; ruolo privo di ogni partecipazione emotiva ai fatti narrati (a parte un qualche tono dissacrante e ironico) lasciando così alla sensibilità del singolo lettore il grado di coinvolgimento emozionale che comunque il romanzo inevitabilmente suscita .